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Miniere delle Bolle
Questa è una delle prime aree oggetto di ricerche e di estrazione dell’oro nel 1'700.
La scoperta di pietre aurifere e una loro prima lavorazione artigianale è stata fatta da un Trezzini di Astano che aveva chiesto l’autorizzazione al Landfogto urano che governava il Baliaggio del Luganese. Questa attività, pur non ottenendo il permesso dell’autorità, per qualche anno fu esercitata comunque. Il ritrovamento di una macina che componeva un mulino piemontese per frantumare le pietre aurifere presso il torrente Lisora è ora esposta ad Astano e l’indicazione di questo mulino nella mappa del Baglioni conferma questa attività.
La mappa di Baglioni indica nel 1855 l’esistenza di 8 miniere in questa zona intorno al villaggio di La Costa.
Delle miniere delle Bolle si vede ancora l’entrata di un cunicolo che si sviluppa verso ovest, mentre l’imbocco del cunicolo che porta alla miniera più grande che è orientata est-ovest e che ha più livelli non è più visibile. Questa entrata si situava presso la parete nord-est del capannone che sta andando in rovina.
L’area in cui si sviluppava il cunicolo di entrata della miniera principale è stata oggetto negli anni Settanta di lavori di scavo che hanno portato alla formazione di due stagni che dovevano servire come zona di svago turistica. Questi lavori sono stati bloccati perché non autorizzati. È probabile che il cunicolo di accesso sia stato distrutto con questi interventi.